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FARRO MONOCOCCO DI RIONERO SANNITICO

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Codice scheda: IS_039_01_001_97

Famiglia: Graminaceae

Genere: Triticum

Specie: Triticum monococcum L.

Diffusione e mercato: Agli inizi del ‘900, la coltivazione del farro era molto diffusa in alcune valli dell'Appennino e in diverse zone montane d'Italia; in seguito è quasi scomparsa. In Italia la coltivazione del farro può contribuire alla valorizzazione di ambienti marginali, attraverso la tipicità e la qualità della materia prima e dei suoi derivati ottenuti da coltivazioni e da attività di trasformazione realizzate in quelle stesse aree. Le più importanti aree italiane di coltivazione sono la Garfagnana e l'area umbro-laziale, a cavallo tra l’Umbria ed il Reatino (comprendente l’alta valle del Corno e l’alta Valnerina in Umbria, l’altopiano di Leonessa (Rieti) ed altri territori di confine tra la provincia di Rieti e l’Abruzzo). Il monococco è il farro di più antica origine e coltivazione. Reperti fossili del suo progenitore selvatico, Triticum boeticum, databili, grazie alla paleobotanica, al X-IX millennio a.C., ne indicano il centro principale di origine nelle aree montagnose dell’odierna Turchia.

Caratteri botanici e biologici: L’apparato radicale è di tipo fascicolato e presenta delle radici seminali (di origine embrionale, sottili, ricchissime di peli radicali e molto ramificate) e avventizie (di sviluppo successivo che costituiscono la grande massa del sistema radicale). Il farro monococco o piccolo è una specie diploide (2n = 14); ha culmo sottile e debole, spiga distica, aristata, compressa lateralmente. Le spighette hanno glume consistenti (quella esterna, o lemma, è aristata; quella interna, o palea, è membranosa), che racchiudono una, molto raramente due, cariossidi schiacciate lateralmente, a frattura semivitrea. Il monococco è il meno produttivo dei tre farri. È anche il tipo più tardivo (spigatura e maturazione ritardano di 10-20 giorni rispetto alle comuni varietà di frumento tenero), ciò che lo rende inadatto agli ambienti caratterizzati da precoce innalzamento delle temperature accompagnato da assenza di precipitazioni. La debolezza del culmo, unitamente all’elevata facoltà di accestimento ed alla maturazione tardiva, lo rendono molto suscettibile all’allettamento. Il farro piccolo presenta interesse soprattutto sotto l’aspetto qualitativo: le cariossidi, a frattura semi-vitrea, hanno un elevato contenuto di proteine e di carotenoidi. Il ciclo di sviluppo del farro può essere suddiviso in 5 fasi fenologiche principali: germinazione, accestimento, levata, fioritura, maturazione.

Esigenze pedo-climatiche: Il farro piccolo si adatta bene ai diversi tipi di suolo, ma predilige i terreni ben dotati, di medio impasto ed argillosi. È in grado di sopportare bene i freddi invernali e richiede, a partire dalla levata, temperature crescenti. In fase di maturazione il farro si avvantaggia di un clima caldo e poco piovoso. Il farro è una pianta a medie esigenze idriche, concentrate soprattutto nel periodo tra la levata e le prime fasi di maturazione, quindi non necessita di interventi irrigui. Teme il ristagno idrico. I forti venti ed i temporali primaverili sono causa di allettamento e rottura della spiga.

Principali avversità: Nonostante siano numerose le avversità del farro monococco, dopo attenta valutazione della gravità degli attacchi e dell’entità del danno, nonché della convenienza economica, non sono necessari interventi appositi durante la vegetazione. Tra l’altro il farro piccolo si presenta più resistente alle fitopatologie rispetto i frumenti teneri e/o duri. Le principali erbe infestanti del farro monococco sono: monocotiledoni (Avena spp, Lolium spp, Phalaris spp, Alopecurus spp, Bromus spp, con ciclo biologico simile a quello del frumento) e dicotiledoni (Papaver spp, Matricaria, Cirsium, Brassica, Raphanus, Sinapis, Convolvolus, Fumaria, Bifora, Galium, Poligonum, Rumex, con ciclo primaverile).

Tecnica colturale: La coltivazione del farro piccolo di Casabona (microtermo, non alternativo, possibile la semina ritardata) trae notevoli vantaggi dall’avvicendamento colturale. Sono buone precessioni colturali: il mais, la bietola, il pomodoro, la patata, il girasole, la fava perché il farro è in grado di utilizzare molto bene il residuo di fertilità lasciato nel terreno da tali colture, meglio comunque se non si tratta di altri frumenti. Tradizionalmente le lavorazioni preparatorie per il farro piccolo sono le seguenti: - trinciatura dei residui della coltura precedente; - aratura, con rovesciamento completo della fetta, a 30-40 cm di profondità; - affinamento superficiale con successivi passaggi di estirpatore o di erpici di vario tipo. In autunno inoltrato (compatibilmente con l’ambiente pedoclimatico) si provvede alla semina fatta a file con seminatrice tradizionali o pneumatiche; le file sono semplici e la distanza può variare da 15 a 20 cm. La densità di semina varia tra 200 e 400 (semi germinabili per metro quadrato) a seconda della fertilità ambientale e dell’utilizzo della granella. Le dosi dei vari elementi nutritivi da apportare con la concimazione vanno stabilite oculatamente per evitare sia insufficienze che eccessi: questi potrebbero costituire semplice spreco o, talora, essere causa di effetti negativi sulle produzioni areiche e sulla resa. Conoscendo la dotazione del terreno in K2O si potrà decidere se la concimazione con potassio è necessaria o può essere omessa. In caso sia necessaria, si procederà a una semplice restituzione: 50-100 kg/ha secondo che la paglia resti o venga asportata. Per il fosforo vale analogo ragionamento: si dovranno ogni anno apportare 60-80 kg/ha di P205. Qualora questi apporti siano necessari, si faranno in presemina interrando i concimi. La dose di concimazione azotata va decisa caso per caso, ma comunque varia da 70 a 100 kg/ha. Questa concimazione deve essere effettuata parte in presemina e parte in copertura. Una tecnica irrinunciabile nella coltivazione del farro piccolo, è il controllo delle erbe infestanti. I nuovi orientamenti del diserbo del farro sono quelli di un’azione mirata con limitazione dell’impiego dei prodotti residuali e quindi della pre-emergenza. La strategia di difesa in post-emergenza può essere inserita senz’altro in un ottica di controllo integrato più mirato, anche se più impegnativa da gestire sia per la scelta del prodotto che per il momento di intervento.

Raccolta, caratteristiche agronomiche, resa e utilizzazione: La raccolta del farro piccolo di Casabona è più tardiva rispetto al frumento tenero e viene effettuata a partire dalla fine della prima metà di luglio e fino a metà agosto, a seconda degli ambienti di coltivazione. A causa dell'elevata fragilità del rachide, durante la trebbiatura si deve ridurre la velocità di avanzamento della macchina e di rotazione dell'aspo. La produzione media di cariossidi vestite è intorno a 2.8 t/ha. L’altezza della pianta è di circa 110 cm. Il peso ettolitrico è di circa 30 kg/hl, mentre il peso di 1000 semi è circa 23,4 g. Le cariossidi hanno un indice di svestimento pari a circa 65 % e un contenuto in proteine di circa 16 % della sostanza secca. La granella, di elevato valore alimentare, può essere impiegata nell'alimentazione zootecnica e umana.

Provenienza: Rionero Sannitico (IS)

Distribuzione sul territorio: Rionero Sannitico (IS)